sabato 19 luglio 2008

L'uomo che sussurrava ai cassonetti

Si sa, l'importante è crederci ma, per i soliti malfidati del C.I.C.A.B. (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni Berlusconiane): allora, è vero o non è vero che la monnezza è scomparsa da Napoli? Che il percolato si è miracolosamente solidificato e ridisciolto nell'ampolla?
Ditemelo voi, amici napoletani e dei dintorni, perchè della televisione che appartiene direttamente a San Gennaro non mi fido.


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giovedì 17 luglio 2008

ON/OFF

Quando il premier se la prende con la Giustizia ed i suoi famigerati teoremi, disquisendo in termini oncologici, non si tratta di un fenomeno automatico, un riflesso patellare sollecitato dal martello di un giudice qualsiasi. Non è un'allergia generalizzata alle toghe ma solo a quelle ostili. Giova ricordarlo sempre.

Abbiamo avuto la prova in questi giorni che lo sdegno berlusconiano viene innescato con un meccanismo ON/OFF, con un interruttore che lui preme volentieri ogniqualvolta lo ritiene opportuno. Condizione fondamentale: che siano intaccati i suoi interessi personali o politici.
Appena premuto l'interruttore centrale, come dei salvavita difettosi, scattano tutti quelli dei sodali, dei soci, degli avvocati, dei giannizzeri e, per proprietà transitiva, quelli dei suoi simpatizzanti ed elettori.

Per affinità elettive, nel senso di eletti, di casta, in rari casi l'interruttore può essere premuto quando ad essere accusato ed arrestato è un esponente dell'opposizione che però si è presumibilmente macchiato di reati come corruzione, concussione e tangenti. Le affinità estorsive, per così dire.

IN/OUT. La magistratura può essere un cancro oppure no. In questi giorni gli inquirenti sono stati un cancro quando hanno arrestato Ottaviano Del Turco per tangenti ma l'interruttore è rimasto sull'OFF quando altri giudici hanno condannato a pene lievi 15 imputati su 45 per le violenze perpetrate sugli arrestati durante il G8 di Genova alla caserma di Bolzaneto, senza nemmeno definirle torture perchè il reato di tortura in Italia si sono dimenticati di inserirlo nel codice penale. In quel caso, siccome la sentenza poteva essere politicamente gradita al centrodestra, la giustizia è guarita dal cancro. Anzi, la gamba amputata è miracolosamente ricresciuta.
Basterebbe ammetterlo e ricordare agli italiani di avercela solo con i giudici ostili al proprio particulare. Invece ogni volta che l'interrruttore fa "clac" è tutta la Giustizia ad andarci di mezzo. Come oggi Gasparri che ha definito il CSM una cloaca.

Facciamo un altro esempio di indignazione a corrente alternata: la questione intercettazioni che si intreccia con quella più generale della giustizia. Quando si minaccia di rendere pubbliche le intercettazioni che riguardano il premier e le sue delicatessen al viagra, che magari configurano reati di corruzione, si progettano leggi che manderebbero i giornalisti che osassero pubblicarle in carcere nella cella di Cagliostro a San Leo, a pane e frustate.
Ancora una volta si fa credere che è nell'interesse di tutti gli italiani non essere intercettati dalla giustizia cancerosa. Ma non è sempre così. Non tutte le intercettazioni sono cattive. A volte sono come la serva, servono.

Facciamo un esempio, ormai storico. Il 20 luglio del 2006, a pagina 11, nell'anniversario dei fatti di Piazza Alimonda, il “Giornale” pubblicò il seguente articolo: “Guai con la legge e liti col padre nelle telefonate di Carlo Giuliani” .
Premesso che il telefono di casa Giuliani era stato messo sotto controllo nel 2000 per un'indagine (poi archiviata) della Guardia di Finanza per traffico di stupefacenti, l'articolo pubblicava ampi stralci di conversazioni private tra i coniugi Giuliani che, estrapolate dal loro contesto, dipingevano un ritratto talmente negativo del ragazzo da suggerire che i loro genitori non sapessero più cosa fare con lui. Il pezzo terminava con una frase agghiacciante attribuita al padre.
Intercettazioni appartenenti ad un'inchiesta archiviata, che avrebbero dovuto quindi rimanere secretate e mandate al macero come quelle famose dei fantomatici servizietti ministeriali.

L'articolo causò alla testata il seguente richiamo del garante della privacy. Molti blog ne parlarono, ne parlai anch'io nel mio ma all'elettorato di centrodestra che commentò quello che a molti parve una forma di sciacallaggio, non parve affatto uno scandalo l'aver fatto del gossip funerario molto ma molto di cattivo gusto.
E' proprio questione di interessi. Se è uno dei nostri, "clac", la magistratura ci fa orrore, la privacy è stata violata. Se è un "nemico", uno che tutto sommato ha meritato quello che gli è accaduto perchè i bravi ragazzi sarebbero rimasti a casa, che si lavino pure i panni sporchi in pubblico. E se proprio si deve, che si sciorinino.


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martedì 15 luglio 2008

Il catfight e i ministri da parte di fava

Giuro, è l'ultima volta che ne parlo perchè non se ne può più. Di fronte al Lodo Angelino cosa vuoi che sia un ipotetico lavoro di mandibole ben remunerato?
Dico l'ultima e poi su questo argomento spero calino i provvidenziali veli pietosi e magari una più robusta porta tagliafuoco. L'ultima riflessione che faccio nasce da una questione molto più generale. L'odio tra femmine.
A mo' di disclaimer, so benissimo che le donne sono capaci anche di amarsi e che non tutte sono delle carogne. Che anche gli uomini, quando vogliono, sanno essere crudeli. Fine del disclaimer.

Ho letto, tra i tanti pareri che hanno fatto esondare in questi giorni i fiumi d'inchiostro, quello che la velenosa tirata contro la Carfagna di Sabina Guzzanti in Piazza Navona sarebbe stata, oltre che un pezzo di satira, un ignobile attacco di una figlia di papà contro una povera proletaria.
Tra Pasolini e Bocca di Rosa, credo che l'interpretazione possibile del rant sia un'altra, molto meno intellettuale. In questi casi è più utile il ricorso all'etologia che alla poesia.

Che certe dichiarazioni di guerra nascano da moti geneticamente determinati lo dimostra, ad esempio, la reazione "piezz 'e core" di papà Paolo, che ha ricordato quel famoso sketch di Francesco Nuti con i Giancattivi, quello dove lui ad un certo punto diceva: "No, tu la mi' mamma tu la lasci stare, va bene!?", ripetendolo in un crescendo di esilarante comicità.
Ecco, la visione di papi ritto di fronte alla Mara che dice:" No, tu la mi' bimba tu la lasci stare..." è stata una delle più suggestive in tutto l'ambaradan di scambi velenosi tra attrici, soubrettes, avvocati, giornalisti, babbi e figli che ancora ci fa inutilmente discutere, perchè deliziosamente istintiva, geneticamente determinata.

Per rispondere all'ipotesi pasoliniana, se una donna ne colpisce un'altra non c'entra il censo ma il genere. Noi donne soffriamo di un odio congenito nei confronti le une delle altre che ci spinge a forme di violenza gratuita contro le nostre simili. E' inutile nasconderlo sotto chili di cerone, alla prima occasione viene fuori e ci deturpa il viso come la varicella e può ripresentarsi dopo anni, all'improvviso, come il fuoco di S. Antonio.
Bisognerebbe prendere la gelosia, l'invidia, il rancore e un desidero ferino di uccidere, mescolarli assieme, condirli con odio puro al 100% ed ancora non si riuscirebbe che ad ottenere una diluizione omeopatica della cattiveria di cui è capace una donna che ne prende di mira un'altra.
Il mio non è un discorso moralistico. Non mi vergogno di ammetterlo, le persone che più intensamente ho detestato e detesto sono in massima parte donne.

Gli uomini possono farci del male e noi possiamo odiarli per quello che ci hanno fatto e desiderare di farli fuori con un'unico colpo alla nuca ma l'ultraviolenza fisica e verbale, quella capace dei peggiori abomini, la tortura lenta, la riserviamo solo alle nostre simili. Funny Games, tra colleghe di lavoro ed ex-amiche, come ben sappiamo, diventa una puntata di "Heidi".

Gli uomini pensano, osservando le donne litigare, che si tratti di semplice gelosia. Che la Sabina, poniamo quest'ultimo caso di cronaca, sia gelosa della Mara perchè la seconda che ho detto è più giovane, carina (de gustibus) e sessualmente prestante.
Gli uomini non capiscono un cazzo, come al solito. Se Sabina ha parlato così di Mara, a parte la satira, è stata colpa probabilmente di un moto inconscio, non c'entra la gelosia. Altrimenti bisognerebbe pensare che Sabina vorrebbe essere al posto di Mara in certi ipotetici approcci con Berlusconi.
Gli uomini non capiscono un cazzo perchè, mentre parlano di gelosia, immaginano le due donne rotolarsi nel fango mentre si strappano i capelli e al pensiero si eccitano.
E' la sindrome del catfight, una cosa che facciamo a volte solo per compiacerli ma che in realtà non ci appartiene, perchè con la nostra odiata rivale non ci sporcheremmo i vestiti ma la lasceremmo volentieri al rottweiler a digiuno da una settimana.


martedì 8 luglio 2008

Libro e Moschino

Sono contenta che il primo e più grave problema della scuola italiana, individuato dalla ministrina dalla penna azzurra, sia il grembiule per coprire le vergogne economiche.

Premetto che non sopporto le ragazzine con i jeans modello Aretino Pietro: giropelo davanti e sorriso verticale di dietro. Così come le loro controparti maschili con i pantaloni con il cavallo stramazzato a terra e i capelli stile alta tensione. Sono ridicoli, intruppati e omologati esattamente come lo eravamo noi con i pantaloni a zampa d'elefante, la camiciona hippy e lo zatterone.

Però, che da questi estremi modaioli si torni indietro al grembiule mi pare demenziale. Non ho parole. Soprattutto con le motivazioni addotte da Donna Gelmini.
Il grembiule, udite udite, eliminerebbe le differenze sociali, eviterebbe ai pargoli orribili traumi a causa del confronto con i compagnucci con la maglietta firmata e, soprattutto, impedirebbe agli insegnanti di giudicare gli alunni secondo il censo.
Cioè, secondo la ministra, i maestri non ti valuterebbero (ohibò) in base a quanto hai studiato: la verità è che essi controllano l'etichetta dei jeans, fanno una botta di conti sul reddito complessivo familiare e ne traggono le debite conseguenze. Non ci viene detto se in positivo o negativo e se, per caso, nella valutazione, non giochino anche le famose antipatie a pelle. Magari, celando i preziosi indumenti sotto il grembiule, si vogliono al contrario proteggere i cuccioli di ricco dall'invidia comunista dell'impubere plebaglia? Chissà?

Io ricordo che mi sentii veramente uguale ai miei compagni di scuola il giorno che non dovetti più indossare il grembiule.
Nella mia classe, alle elementari, eravamo tutte femmine, delle più varie estrazioni sociali e tutte con il grembiule bianco e il fiocco blu. Sapete come si distinguevano le ricche dalle povere? Proprio dal grembiule.
Avevo una manciata di compagne ricche, si chiamavano Flavia, Marina, Daniela, Mirella, Paola e Antonella. Non erano parenti, nemmeno si frequentavano più di tanto fuori dalla scuola, non si erano messe d'accordo, eppure erano tutte contraddistinte dagli stessi grembiuli di puro cotone, sempre impeccabilimente candidi, usciti non dal grande magazzino ma dalla costosa merceria del centro.
Il grembiule haute-couture era completato da un sottile ed elegante cravattino di nastro gros-grain blu che quelle ancora più ricche tra le ricche fermavano con uno spillino d'oro.
Noi maggioranza di alunne avevamo invece grembiuli dell'Upim in poliestere con fioccone di nailon azzurro.

Nella mia classe c'era anche una ragazza del sud figlia di emigranti, poverissima, si chiamava Cira. A lei il grembiule era stato donato per misericordia dalle Dame di S. Vincenzo e si vedeva, visto che era vistosamente fuori misura, con le maniche troppo lunghe che la impicciavano. La ricordo mentre ci smaniava dentro come fosse stata una camicia di forza. Tutta la mattina tormentava il fiocco, che a mezzogiorno era ridotto in condizioni pietose.
Come dire che, se non si riesce a nascondere la ricchezza con un grembiule, con la miseria è ancora più difficile.


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giovedì 3 luglio 2008

Ne uccide più la spada che la penna

Che farà la sposa? Per un semplice complimento da Supertelepappone-mao a due bonazze, tra le quali "quella là", ricordate, prese carta e penna e urlò il suo disgusto per il vecchio satiro a mezzo stampa. Lui fece il pentito pucci-pucci-cippalippa ma lei partì per un lungo viaggio, speriamo ben accompagnata.

Ora le cose stanno diventando ancora più pesanti, oh se lo stanno diventando, con Novella 2000 che è improvvisamente diventato un giornale serio rispetto al resto della stampa che discetta giornalmente di cosucce come pompini e che non riesce più ad attizzare le lettrici sotto extensions nemmeno con l'erezione di Fini, della quale,"diciamolo", non frega niente a nessuno.

Ragazzi, tutto ciò è spregevolmente sadico e anticristiano ma chi se ne fotte.
Sembra che anche i sanpietrini per strada sappiano chi è la Lewinski de noantri, eppure si respira un'aria da partenza di gran premio, con i motori che rombano sulla pista, aspettando il semaforo verde e la staccata di frizione, il via alla grande corsa allo sputtanamento integrale e al disvelamento della svergognata che, tra parentesi e sempre secondo i giornali seri, parrebbe essere una nostra stipendiata, mia e vostra, da € 15.269,72 circa al mese.
Una nota candidata belga promise 40.000 pompini da praticare agli elettori se fosse stata eletta. Altre realtà.

Hanno ragione, il gossip ammorba il clima politico quando riguarda loro. Chissà se da nonni racconteremo ai nostri nipotini davanti al caminetto la favola del nano che scivolò sulla banana e finì inghiottito da Gola Profonda. E' estate, tempo di stelle cadenti e desideri da esprimere. Filippo, facci sognare.

Ma torniamo alla mia simpatia, alla Sposa. Che farà se scoppia il barabum?
Io mi sbaglierò ma la sua vendetta sarà tremenda, come solo le spose per troppo tempo tranquille e silenziose sanno vendicarsi. Il suo silenzio, per l'appunto, terrorizza il fedifrago, dicono, e ne ha ben donde. Dove non poterono le toghe rosse potrebbero i matrimonialisti, che stanno già affilando le parcelle.
Segnalata tempo fa in Thailandia, la Sposa potrebbe benissimo essere in questo momento a scuola da Pai Mei, ad imparare non solo ad uscire dalle gabbie dorate spaccandole con le nocche ma impratichendosi nel colpo mortale denominato "l'esplosione del governo con cinque colpi di gnocca".


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mercoledì 2 luglio 2008

Monnezzilla contro Megaloman

Amici napoletani e non, fatevi un nodo al fazzoletto e segnatevi questa data: 31 luglio 2008.
Lui ha ridetto che entro e non oltre la fine di luglio la monnezza sparirà da Napoli. Proprio così.
L'11 giugno scorso aveva detto: "Il termovalorizzatore di Acerra sarà completamente in funzione ad aprile" e nelle strade della Campania "entro luglio non ci saranno più rifiuti".
Dev'essere proprio vero anche se, da quella malfidata che sono, temo intendesse il prossimo aprile ed il luglio di chissà quale anno. Detto in quei termini potrà sempre giustificarsi: "mi avete frainteso, intendevo luglio 2042".
Sono malfidata, lo ripeto, e invece Lui ce la farà di sicuro. Fiamma di monnezzopoli!

(Guarda Monnezzilla in tutto il suo mostruoso splendore: versione 1 e versione 2)


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martedì 1 luglio 2008

Consegne straordinarie

Uomini spediti come pacchi postali in giro per il mondo e da una prigione segreta all'altra, con una preferenza per i paesi dove la tortura viene applicata sistematicamente senza tanti problemi. Ad esempio i paesi arabi "amici", disposti a fare il lavoro sporco per conto terzi ma non solo, anche paesi europei volonterosi fiancheggiatori, disposti a mettere a disposizione uomini, mezzi e servizi per coprire il rapimento di presunti terroristi e la loro deportazione verso destinazione ignota.

Il più recente esempio di blackout del diritto internazionale ed il più praticato in totale spregio della legalità, si chiama extraordinary rendition, consegna straordinaria, una delle armi improprie adottate dal governo degli Stati Uniti contro il cosiddetto "terrorismo internazionale", dopo l'11 settembre.

La cosa tragica è che nel mucchio degli uomini-pacco cadono troppo spesso innocenti, come Mohamed. Colpevoli di essere di origine mediorientale o forniti di passaporto-canaglia; destinati a sparire quando va bene per mesi e quando va male per anni. Senza un processo, senza l'assistenza di un legale. Torturati per mesi con modalità disumane. Se liberati, rovinati per sempre nel fisico e nello spirito.
Quando si dice emergenza democratica in Italia e di sabati passati con gli avvocati.
A proposito di Italia, il caso Abu Omar, che ha messo a soqquadro i nostri servizi segreti e inguaiato una mappata di giornalisti e spioni vari grazie all'opera dei magistrati inquirenti, rappresenta il nostro personale momento di vergogna nazionale, oltretutto squisitamente bipartisan. Quando la Mamma chiama, non importa di che colore è il governo, l'importante è che prenda il topo. O il capro espiatorio.

Gli uomini che sono rinchiusi da sette anni a Guantanamo, la maggioranza dei quali ancora in attesa di un processo che non sia una farsa, furono catturati grazie alle rendition.
Alcuni di loro sono riusciti a far conoscere la loro storia alla stampa grazie alla perseveranza dei loro famigliari, disperati di non poter far nulla contro il Grande Moloch che deve giustificare, con atti brutali ed eclatanti, la famigerata guerra al terrorismo.
Se abbiamo saputo dei retroscena delle rendition lo dobbiamo però anche a quella parte di opinione pubblica americana formata da politici, giornalisti, militari e società civile che giustamente si indigna di fronte a questa licenza di torturare ed uccidere pretesa dalla CIA e praticata in tutto il mondo. Con i capobastone della Casa Bianca, Bush e Condoleezza in testa, pronti a fare giurin giuretto che " loro i prigionieri non li hanno mai torturati".

La trama di "Rendition", un bel film di Gavin Hood interpretato da Jake Gyllenhaal e Reese Witherspoon che ho visto di recente, si basa su una di queste storie. Negli extra del dvd vi è un documentario che racconta alcune delle storie vere di vittime delle deportazioni.


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