lunedì 16 gennaio 2017

Mi illumino d'incenso

courtesy Nature Human Behaviour


Ai tempi dei miei studi universitari si usava raccomandare a noi studenti, posti di fronte ad una diagnosi di disturbo mentale, di escluderne per prima cosa la causa organica. Ovvero, chi ha comportamenti strani - ci dicevano - è disinibito, grottescamente geloso della mogliettina di settant'anni, insomma sembrerebbe matto, potrebbe invece avere un tumore cerebrale che, poverino, gli ha leso il gulliver proprio in quel punto fatidico.

Da tempo ci si interroga sul perché sia così difficile ragionare con chi, talmente fermo nelle proprie opinioni, non sente ragioni nemmeno di fronte all'evidenza che le confuta. Problema che molti di noi riscontrano avendo a che fare con piddini, euristi, debunkers, compagni che perseverano nello sbaglio e fedeli d'amore di ogni sorta. 
Nature ha pubblicato l'anno scorso questa ennesima ricerca sulle basi neurologiche della piddinitas, studiate attraverso il brain imaging, ma non pensate che sia qualcosa di clamoroso ed innovativo. In realtà sono più di vent'anni che gli psicologi sperimentali sperano che un cervello infilato in una risonanza magnetica o in una PET - sulla quale ai miei tempi si arrapavano i miei prof - si accenda come un flipper rispondendo alla loro domande sul mistero della mente umana e magari si metta a suonare il motivetto come l'astronave madre di "Incontri ravvicinati" (non perdete il video).




Quando ho letto l'articolo, mi scuserete, ho pensato: "Eccheppalle, ancora?"
Pallosi lo sono tutti gli articoli scientifici, purtroppo, a causa del fatto che non offrono certezze ma solo probabilità, altrimenti non sarebbero articoli scientifici. Non ci troverete mai il nome dell'assassino ma solo la probabilità che sia stato il maggiordomo piuttosto che la badante ventenne sposata al vecchio in articulo mortis, calcolata secondo i crismi del metodo scientifico e sempre esposta al rischio della successiva confutazione.
In questo caso specifico, i ricercatori hanno provato a scalfire le certezze di alcuni "liberals" (alias piddini di espressione statunitense) ponendo loro domande di conferma o smentita delle loro convinzioni. I risultati li sapevamo già ma non roviniamo la festa ai colleghi e diciamo loro "bravi" lo stesso. Secondo la ricerca, i liberals non sopportano che vengano messe in discussione le loro certezze, come quella di essere dalla parte giusta della storia, e il loro cervello si illumina di incenso quando li si pone di fronte alla fragilità da millefoglie delle loro credenze o l'irrealtà da foreste degli unicorni dei loro principi fondativi. In pratica, secondo la ricerca, si illuminano loro le regioni deputate alla difesa del proprio sé social(istica)mente strutturato e quelle che permettono la disconnessione con la realtà. Insomma il loro cervello entra in modalità di protezione "bla bla bla bla!!"

La cosa interessante è che, a quanto pare, il flipper si accende nelle regioni deputate a tutta quella serie di comportamenti che la psicanalisi chiama "resistenze" e meccanismi di difesa, che sarebbero reali - ma lo sapevamo - e che avrebbero quindi una base neurologica, per gli amanti della concretezza wetware. Inoltre, il liberal posto di fronte alla realtà non solo nega ma sembra utilizzare maggiormente le regioni più "emotive" del cervello. 
Qui c'è una forte contraddizione però, perché il cervello rettiliano - ovvero amigdala e insula - è quello preposto, si, alle emozioni di base, incluso l'ammmore e la pucciosità verso il prossimo, ma anche all'interpretazione della minaccia e della valutazione della reazione di fuga che può comprendere la lotta. Insomma è la parte del cervello dalla quale proviene il messaggio: "Scappa, che è meglio", che ti fa giudicare l'affidabilità delle persone e che assomiglia di più a quello animale che permette di attuare i comportamenti di sopravvivenza. L'amore, si, ma anche l'odio. O meglio il contrario dell'amore cieco. E, diciamolo, la reazione maschia alla durezza del vivere.
I liberals usano dunque le emozioni, si, ma come le donne, fidandosi troppo del proprio cuore a scapito dell'istinto e sembrano essersi interamente votati ultimamente al "fate l'amore, non fate la guerra" di un'eterna summer of love. 
Sarà per questo che non percepiscono il pericolo rappresentato da orde di maschi da sbarco in età militare e li vedono come "minori non accompagnati" per i quali si sciolgono di tenerezza come gelati in agosto?

Diciamo che, su tali individui, il frame della propaganda emotiva e buonista, nonchè emasculante da iperestrogenismo secondario da contatto con la femmina castrante, ha gioco facile perché sfrutta una debolezza intrinseca, una pericolosa alterazione della capacità immediata di giudizio accompagnata dalla carenza di risposta adeguata, provocata da uno spesso strato di costrutto cognitivo sclerotizzato guidato da emozioni forzatamente positive autoimposte che impedisce la normale reazione di fuga di fronte al pericolo. Una cosa che assomiglia tanto allo stato mentale dell'innamoramento adolescenziale.

Visto che, come scrivono gli autori della ricerca, pazienti con lesioni dell'amigdala mostrano una tendenza a fidarsi in maniera anomala degli estranei e perdono la capacità di riconoscere l'inganno, si potrebbe ipotizzare per la reattività di questi soggetti un'alterazione funzionale della regione sulla quale, a questo punto, oserei indagare anche dal punto di vista dei fattori ormonali. Fattori questi facilmente modulabili da interferenze ambientali e non solo culturali e costantemente sottovalutati.
Interessante comunque il fatto che, come dice Marcello Foa, "se la cornice è spessa il cervello rimuove tutto ciò che non rientra nel quadro. (cit.)" confermando quindi il ruolo delle resistenze e quello protettivo, consolatorio, appagante, "materno", del rinchiudersi al suo interno.

Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, se la sclerosi della cornice, favorita da una forma di predisposizione ma sicuramente formatasi e consolidatasi nel tempo grazie a diversi fattori culturali e fisiologici, sia un processo reversibile. 
Mi sento, in quanto case study vivente, di confermare questa possibilità. Insomma, dalla piddinitas si può guarire e io lo dimostro.  Non so se sia stata la frullata ricevuta a causa di una infezione subita vent'anni fa o l'intenso lavoro psicoanalitico svolto per anni per risolvere alcune questioni personali. Lavoro che mi ha infine permesso di prendere coscienza dell'esistenza del male nei posti più inaspettati, della possibilità del tradimento da parte delle persone che non dovrebbero mai tradirti e della assoluta necessità di impegnarsi per superare i traumi vincendo la paura del cambiamento. Lavoro che consisteva essenzialmente nella rimozione di strati di concrezioni resistenziali e della distruzione di un negozio intero di cornici.

La strada per Damasco è tortuosa e terribile ma la guarigione comporta una sorta di illuminazione che non potrà mai essere evidenziata da alcuna macchina infernale ma solo sentita come una grande, vibrante liberazione che, in un barlume di umanità, mi sento di augurare di raggiungere a questi poveri infelici.

11 commenti:

  1. Anonimo22:10

    guarire da una "infezione" presuppone anche capire i meccanismi dell' "infezione" e le cose da fare per prevenirla.Altrimenti l' "infezione", come la lebbra il vaiolo o la polio lo furono per millenni , rimane presente indefinitivamente potendo infettare sempre nuove vite.
    ws

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  2. Solo chi ha dubbi si fa delle domande. Io li avevo e ho voluti capire con tutte le mie forze, mettendo in discussione molte delle mie "certezze". Mi ha fatto male, davvero. Adesso è tutto cambiato. E ringrazio Dio di non essere solo.

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  3. A me è bastato molto meno (il blog e i libri di Bagnai, Quarantotto, un'antipatia naturale per le chiese e le loro retoriche), e lo stesso shock (sì) subito nell'incappare qui l'ho superato in qualche settimana - di fronte a stimoli così potenti la tattica dello struzzo non regge.
    Uno dice: chemmefrega?
    Infatti.
    Segnalo solo che con lo stesso trasporto irrazionale, con una vis pari a quella della mia piddinitudine passata ora sono arroccato sul fronte opposto.
    Lo segnalo come pericolo, pensando di non essere l'unico cui accada qualcosa di simile.
    Su Goofynomics, ricordo, mi dichiarai eterno (reprobo) piddino, riscontrando di aver mutato parte ma non atteggiamento.
    Certo, ora mi sorreggono argomenti razionali, perlomeno affiancati al (ri)sentimento, ma soffro di un deficit di competenza, per quanto mi affanni a leggere studiare riflettere, che mi risulta a tratti paralizzante: e se non fossi diventato che un diversamente piddino?
    Boh...
    Chiedo scusa per aver parlato "di io", ho solo aggiunto case study vivente a case study vivente, per mettere in guardia da un pericolo che credo reale.

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  4. Anonimo04:54

    forse ot forse no...
    ho sentito di un assassinio a colpi di ascia e ho visto i genitori del'assassino capitanare una fiaccolata ....
    nessuno che gli urlasse "avreste fatto meglio ad usare il preservativo " , no ! tutti in coda con le fiaccole .io non capisco .

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    1. Anonimo10:36

      i genitori ( tutti e quattro ..) hanno sicuramente fallito, ma quanto sono ( tutti e quattro ..) anche vittime della " cultura dominante" ? .
      Io ricordo bene quanto da genitore ho dovuto combatterla ed oggi e' tutto molto, moooolto peggio .
      ws

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  5. Non ho capito dove sta la contraddizione nel paragrafo che comincia con:
    "Qui c'è una forte contraddizione però, perché il cervello rettiliano..."

    Grazie

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  6. Anch'io 'penso' di essere guarito dalla piddinitas, grazie anche ad un percorso (ancora in corso) di approfondimento della religione.

    Purtroppo non ne sono sicuro, cioè a volte mi si illumina l'area duputata alla resistanza 'bla bla bla' quando mi mettono in discussione certezze che so essere vere ma che in quel momento non riesto ad elaborare razionalmente.

    Non so se questo sia indice di una parziale guarigione dalla sindrome Piddinitas che tenta di tornare o una sovraesposizione alla terapia che mi fa mettere in discussione sempre e tutto comunque, o semplicemente mancanza di competenza nel settore (del tipo 'più sai, più sai di non sapere, una specie di effeto Dunning-Kruger al contrario).

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  7. "pazienti con lesioni dell'amigdala mostrano una tendenza a fidarsi in maniera anomala degli estranei e perdono la capacità di riconoscere l'inganno"

    I piddini sono tutti caduti dal seggiolone? (Domanda: chi li ha spinti?)

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  8. Ora che ci penso, una lesione o un difetto organico li assolverebbe.
    No, mi spiace: qui non è caduto nessuno (ma chi ha spinto c'è, eccome!).

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  9. Diciamo che, su tali individui, il frame della propaganda emotiva e buonista, nonchè emasculante da iperestrogenismo secondario da contatto con la femmina castrante, ha gioco facile perché sfrutta una debolezza intrinseca, una pericolosa alterazione della capacità immediata di giudizio accompagnata dalla carenza di risposta adeguata, provocata da uno spesso strato di costrutto cognitivo sclerotizzato guidato da emozioni forzatamente positive autoimposte che impedisce la normale reazione di fuga di fronte al pericolo. Una cosa che assomiglia tanto allo stato mentale dell'innamoramento adolescenziale.

    Sintetizzato per chi va di fretta: é il classico comportamento della ciula

    P.S. nel dialetto milanese la ciula é uno che si fa fregare. Insomma il fesso per eccellenza.

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